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Fin dalla fine degli anni Novanta l’attività di ricerca nel laboratorio di Paolo Comoglio è legata a MET, un oncogene che ha un ruolo chiave nella formazione e nella progressione dei tumori.
Oncogene significa infatti “gene che, se mutato, promuove la formazione dei tumori”. Nel 2008 un gruppo di ricercatori dello stesso istituto, guidati da Silvia Giordano, scopre che alti livelli di MET non solo favoriscono l’insorgenza del tumore, ma inducono anche le cellule tumorali a invadere altri tessuti e formare metastasi. Il gruppo di ricercatori piemontesi, finanziato da AIRC, dimostra infatti, utilizzando un modello animale, che “mettendo a tacere” il gene MET (ossia impedendogli di svolgere la sua funzione) le metastasi non si formano.
Inoltre, facendo lo stesso tipo di esperimenti di silenziamento genico su metastasi già formate, i ricercatori osservano che esse regrediscono.
Il lavoro di Comoglio e dei suoi collaboratori ha dimostrato come un fenomeno fisiologico, nato per garantire la riparazione delle ferite e l’ossificazione delle fratture, possa essere “sviato” dal tumore a proprio favore. Se i ricercatori scoprono il trucco usato dal tumore, come nel caso di MET, possono sfruttarlo per mettere a punto terapie mirate e per migliorare il decorso della malattia.
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